Ascoltatori...
E chi ascolta, ormai si abitua a essere il ricevente, passivo,
di una bella omelia e di un bel discorso, che poi,
nella vita, viene subito dimenticato. L’ascoltatore di oggi
sa già quello che sentirà del l’amore: una realtà di parole,
un prodotto, più o meno ben confezionato... e nulla più.
L’ascoltatore di oggi non è più alla ricerca dell’a more,
perché neppure più si attende da colui che annuncia uno
stimolo in questo senso; egli accoglie, come una realtà già
fatta e definita, ogni situa zione che gli viene posta di fronte
come “amore”.
Non si cercano più, da parte degli ascoltatori, degli stimoli...
Solo cose già fatte e finite, proprio come al supermercato.
Non ci si ricorda più nemmeno che il discorso
del l’amore è sempre uno stimolo e uno spunto a cer care,
mai un discorso chiuso. Oggi, invece, piacciono i discorsi
sull’amore quanto più sono chiusi, cioè finiti, ben fatti
nelle parole... Essi, così, non portano la coscienza a risve -
gliarsi e a cercare l’esperienza, ma la lasciano sempre più
nella quiete e nella morte, nell’apatia. Ascoltando, invece
che aprirsi alla realtà dell’amo re, ci si chiude ad esso.
Se, da parte dei predicatori, c’è il male della poca e
scarsa testimonianza e delle molte e troppe parole sull’amore,
da parte di colui che ascolta, cresce sempre più la
chiusura e l’ottusità di fronte a una paro la che viene sempre
più ritenuta inutile alla vita.
L’ascoltatore di oggi sempre meno si lascia mettere in
discussione, perché crede di aver già trovato. In questo
senso, ogni parola sull’amore è sempre più superflua e
controproducente, in quanto accresce la negatività della
chiusura e della impossibilità a una ricerca.
E allora, a questo punto, che fare? Non parlare più dell’amore?
Già, forse sarebbe, e in teoria lo è, la soluzione più efficace.
Ma ora, praticamente, che fare? Quale intervento?
Non continuare a parlare dell’amore, ma parlare con
amore, cioè comunicando, attraverso le nostre parole,
quella realtà che passa attraverso di esse e che di esse è più
grande: l’amore. Se ci accorgiamo che le nostre parole non
comunicano o non ascoltano altro che parole, tacciamo,
che è meglio; non ascoltiamo, che è meglio. Essere uditori
della parola non basta... Occorre esse re ascoltatori del
silenzio che la parola a noi porta... Solo a questa condizione,
con questo atteggiamento, saremo o veri predicatori o
veri ascoltatori della parola dell’amore.
Il predicatore è il vero ascoltatore dell’amore.
L’ascoltatore è il vero predicatore di esso. Perché la parola
dell’amore passa attraverso il silenzio.