AMORE E DISTACCO

 

Amore e distacco

Per amare, non è affatto necessaria la presenza, intesa

come l’impegno di legarsi a questa o ad un’altra situazione.

Per amare veramente, occorre il distacco, non il legarsi,

non l’attaccamento.

Nel caso di Dio: amare significa accorgersi della nostra

incapacità di stare con Lui; dal nostro distacco, dal senso

della nostra incapacità a essere “suoi”, nasce la presa di

coscienza dell’amore. E anche Lui, staccandosi da noi, non

permettendo a noi di vederlo, di toccarlo, di renderlo

“nostro”, ci fa capire che il distacco è la via per l’amore. Nel

caso del prossimo: io lo amo veramente quando non lo condiziono,

quando non mi lego a lui, e lo rispetto e accetto così

com’è e non per me. Amare significa essere in un rapporto

di amore che ti fa essere con tutti e con nessuno in particolare;

se mi legassi a qualcuno e mi fissassi in lui, fosse anche

il mio consorte, finirei per non vivere più l’a more; non

vedrei più l’amore come realtà di Dio, ma come mia.

Nel caso mio: amare me stesso significa passare attraverso

di me, fino in fondo, verso la ricerca in me di ciò che

vi è di più grande del mio “io”. Altrimenti amare me significa

egoismo, morte. Io stesso, attraverso la mia coscienza,

ogni volta che mi metto in ascolto di essa, comprendo

di vivere possibilità superiori, più grandi della mia limi -

tatezza. Scopro già, guardando in me, allora, la possibilità

di superare me stesso, in una dimensione nuova: l’amore.

Nella logica di oggi, che contagia anche ormai tanti cristiani,

appare invece essenziale la presenza non tanto

come una disponibilità, ma come un legame, un legarsi

alla tal situazione, al tal progetto che io ho, alle tali persone...

E così, anche, alla tale immagine di Dio che in questa

situazione si è andata CREANDO... dimenticandoci

che l’a more è soprattutto INCREATO, dono, proposta.

Non è, questo, un richiamo al distacco dal mondo, considerato

come una realtà negativa. Tutt’altro! È il vero senso

del legarsi: con amore. Disporre di tutto e di tutti, sì; ma

con amore. Essere disponibili a tutti e a tutto (con tutto il

cuore, anima e mente), senza legarsi a nessuno e a niente,

perché l’amore rende sempre liberi, non può accettare di

essere ridotto a una schiavitù su di noi o da parte nostra

verso gli altri.